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Visita guidata ad Ascoli Piceno, Chiesa di Santa Maria Intervineas
Nella Marche il patrimonio artistico-architettonico riconducibile allo stile romanico è assai rilevante: oltre cento abbazie e duecento manufatti romanici. Ad Ascoli la presenza di questo stile è particolarmente significativa, con ben 16 chiese romaniche, tutte in travertino (S. Vittore, S. Angelo Magno, S. Gregorio, S. Venanzio, S. Maria Intervineas, S. Salvatore, ecc.).: ognuna unica, ognuna bellissima. La costruzione della chiesa di Santa Maria Intervineas viene fatta risalire al IX o X secolo, con rifacimento del XIII secolo. Se ne ha notizia sicura nel 996, quando viene citata in un diploma di Ottone III con il titolo di plebs. Plebs, ovvero pieve, era un titolo attribuito a quelle chiese, gestite da un collegio di presbiteri, che avevano particolari mansioni e diritti nell'ambito di una circoscrizione territoriale, la più importante delle quali era quella di amministrare il battesimo. La denominazione "inter vineas" trova diverse spiegazioni: probabilmente deriva dal fatto che la chiesa sorgeva tra coltivazioni di viti ai margini dell'antico centro della città. Un'antica tradizione vuole, invece, che in seguito al ritrovamento di un' antica icona tra le vigne di Campo Parignano si desse luogo alla sua edificazione. La chiesa, gravemente danneggiata alla fine dell' '800, fu restaurata negli anni '50. L'interno è a tre navate, ripartito alternativamente da colonne e pilastri di forma rettangolare. Nella zona presbiteriale si osserva l'antico livello del pavimento, attribuito al sec. XII; nella parete di fondo dell'abside, a livello del suolo, si aprono delle finestrelle feritorie che servivano alla difesa della chiesa e ci permettono di identificarla come una chiesa-fortezza. Le sue pareti, come è tipico del romanico, sono le pagine aperte della “Bibbia dei poveri”: offrivano letture religiose a coloro che non sapevano leggere in un tempo in cui l’analfabetismo era imperante. Su di esse affiorano notevoli tracce di affreschi di vari stili e soggetti. In alto, sulla parete alta della navata centrale ammiriamo l"Ultima Cena" (XIII sec.), il ciclo di affreschi più complesso. Notiamo gli apostoli in posizione frontale, mentre il piatto con i pesci è visto dall'alto. Sull'ultimo pilastro di sinistra, una "Madonna col Bambino tra S. Giovanni Evangelista e S. Michele Arcangelo che pesa le anime" (XIII sec.). Il tema iconografico della Madonna con il Bambino, molto frequente nelle nostre chiese, è testimonianza della particolare diffusione del culto mariano nel territorio e della pluralità delle committenze. Particolarissima è inoltre l'immagine del "San Michele che pesa le anime" che rimanda al culto del santo particolarmente venerato dai longobardi. Nella navata destra ci accoglie la tanto venerata "Madonna con il Bambino" chiamata dal popolo "Madonna dell'Impiccato" e nella parete di fondo della navata centale il pregevole monumento sepolcrale a Nicola Pizzuti, umanista ascolano vissuto alla corte dei Bentivoglio da Bologna e morto nel 1477. Il ciborio in travertino, finemente scolpito in stile gotico rinascimentale, presenta nella volta a crociera affreschi di scuola crivellesca rappresentanti i quattro evangelisti e le Virtù cardinali.
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Nella Marche il patrimonio artistico-architettonico riconducibile allo stile romanico è assai rilevante: oltre cento abbazie e duecento manufatti romanici. Ad Ascoli la presenza di questo stile è particolarmente significativa, con ben 16 chiese romaniche, tutte in travertino (S. Vittore, S. Angelo Magno, S. Gregorio, S. Venanzio, S. Maria Intervineas, S. Salvatore, ecc.).: ognuna unica, ognuna bellissima. La costruzione della chiesa di Santa Maria Intervineas viene fatta risalire al IX o X secolo, con rifacimento del XIII secolo. Se ne ha notizia sicura nel 996, quando viene citata in un diploma di Ottone III con il titolo di plebs. Plebs, ovvero pieve, era un titolo attribuito a quelle chiese, gestite da un collegio di presbiteri, che avevano particolari mansioni e diritti nell'ambito di una circoscrizione territoriale, la più importante delle quali era quella di amministrare il battesimo. La denominazione "inter vineas" trova diverse spiegazioni: probabilmente deriva dal fatto che la chiesa sorgeva tra coltivazioni di viti ai margini dell'antico centro della città. Un'antica tradizione vuole, invece, che in seguito al ritrovamento di un' antica icona tra le vigne di Campo Parignano si desse luogo alla sua edificazione. La chiesa, gravemente danneggiata alla fine dell' '800, fu restaurata negli anni '50. L'interno è a tre navate, ripartito alternativamente da colonne e pilastri di forma rettangolare. Nella zona presbiteriale si osserva l'antico livello del pavimento, attribuito al sec. XII; nella parete di fondo dell'abside, a livello del suolo, si aprono delle finestrelle feritorie che servivano alla difesa della chiesa e ci permettono di identificarla come una chiesa-fortezza. Le sue pareti, come è tipico del romanico, sono le pagine aperte della “Bibbia dei poveri”: offrivano letture religiose a coloro che non sapevano leggere in un tempo in cui l’analfabetismo era imperante. Su di esse affiorano notevoli tracce di affreschi di vari stili e soggetti. In alto, sulla parete alta della navata centrale ammiriamo l"Ultima Cena" (XIII sec.), il ciclo di affreschi più complesso. Notiamo gli apostoli in posizione frontale, mentre il piatto con i pesci è visto dall'alto. Sull'ultimo pilastro di sinistra, una "Madonna col Bambino tra S. Giovanni Evangelista e S. Michele Arcangelo che pesa le anime" (XIII sec.). Il tema iconografico della Madonna con il Bambino, molto frequente nelle nostre chiese, è testimonianza della particolare diffusione del culto mariano nel territorio e della pluralità delle committenze. Particolarissima è inoltre l'immagine del "San Michele che pesa le anime" che rimanda al culto del santo particolarmente venerato dai longobardi. Nella navata destra ci accoglie la tanto venerata "Madonna con il Bambino" chiamata dal popolo "Madonna dell'Impiccato" e nella parete di fondo della navata centale il pregevole monumento sepolcrale a Nicola Pizzuti, umanista ascolano vissuto alla corte dei Bentivoglio da Bologna e morto nel 1477. Il ciborio in travertino, finemente scolpito in stile gotico rinascimentale, presenta nella volta a crociera affreschi di scuola crivellesca rappresentanti i quattro evangelisti e le Virtù cardinali.
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M. Stefania Conti Cell. +39 348 7725940 [email protected]
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